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Questo saggio risponde all'esigenza di interpretare la storia della finanza comunale a Napoli alla luce delle decisioni, assunte dal governo, principalmente allo scopo di tamponare l'emergenza della finanza statuale, decisioni i cui effetti si fecero sentire fino alla fine del regno contribuendo a determinarla. Il doppio ruolo della città, da una parte comune, dal quale lo stato, con la sua funzione fiscale, prelevava ingenti somme indiscriminatamente da tutti i cittadini, dall'altra capitale, nella quale lo stesso stato impiegava la maggior parte delle sue risorse prelevate da tutto il regno, a vantaggio di pochi, privilegiati ceti sociali, determinò una ridistribuzione dei redditi, che risultò nel tempo sempre più incisiva e sempre più dannosa in proporzione alle quote crescenti di ricchezza prodotta dal Paese, che venivano assorbite dai bilanci statali.